Com’è andata a finire? Ho bevuto un Sylvia Plath. C’erano dentro la vaniglia, il lime, un goccio di vodka, qualcosa di dolce e rosso, forse ciliegia e un po’ di ghiaccio. Diventerà il mio: il solito? Aiuto. Mentre bevevamo si leggeva così come dovrebbe leggere chi non è un attore e non vuole far finta di fare l’attore. Niente leggio, insopportabile leggio che rende tutto finto, nessuna particolare impostazione se non quella che richiede il senso di quello che hai scritto. Perché i pezzi li hanno scritti le ragazze e così li hanno letti, da autrici dei loro pezzi. Silvia ha letto la storia di un suo abitino, storia divertente e scritta proprio bene, Deborah la sua lettera alla paura ed era emozionata visto il contenuto della lettera, ma ha tenuto duro. Antonella ha letto un testo strano pieno di ritmo e di rime, che è venuto fuori da un esercizio di free writing e l’ha letto molto bene. Paola ci ha regalato la lavanda, Isak le sue poesie,Teresa è venuta ad applaudire. Arianna ha fatto un po’ di casino. Manu ha ribattezzato i suoi aperitivi con i nomi dei poeti.Chi non ne aveva voglia non ha letto, chi era interessato ha ascoltato. Poi abbiamo chiacchierato fino a tardi.Tutto qui. Allora perché è stato un così bel pomeriggio? C’entra qualcosa con lo smettere di fingere di essere quello che non si è. È un po’ di tempo che non sopporto più le balle e detesto i leggii. Emozionate, a tratti timide e senza il cazzo di leggio a proteggervi vi siete buttate. Brave ragazze! E grazie a Manuela Carmenini per tutto. A ottobre si riprende con Keats, Virginia Woolf, John Fante e tanti esercizi nuovi e spaventosi
A Roma (Libreria Mangiaparole) Ciampino (Caffetteria Carmenini) e online.
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